FRANCO LOI
Dialogo con l’artista

La scienza e la filosofia di ogni tempo ci pongono di fronte alla consapevolezza di una realtà che sfugge alla nostra pretesa di padroneggiarla. Per questo Einstein ha scritto: “Non si perviene alle leggi universali per via di logica, ma per intuizione” e Planck ammonisce: “Più conosco e più mi trovo davanti al mistero”. Anche su queste basi, necessarie ad ogni ricerca scientifica, Holderlin poteva ribattere a Hegel che “la logica non può farci comprendere Dio, ma l’arte ce lo fa sentire”. Osservazione che ci offre l’opportunità di ribadire che ogni pretesa di rendere razionale o catalogabile l’opera d’arte non può farci dimenticare i tradizionali criteri d’osservazione e giudizio, tenendo conto anche del modo con cui ogni immagine si offre al nostro sguardo, alla nostra sensibilità, e del come il nostro essere ne viene investito. Brevi citazioni e considerazioni che mi sono state suggerite dall’arte di Luca Leonelli e dalla ricchezza del suo segno.
Comincerò da un’asserzione che il critico Mario De Micheli fece nel 1993 per introdurre una mostra del nostro artista: “Impulso, fervore, vertigine, intelligenza: è questa l’impressione immediata che vi prende davanti alle tele e ai suoi fogli. Leonelli vi aggredisce e non vi da pace. C’è in lui un’energia che eccita l’immaginazione”. E mi pare opportuno aggiungere che alla forza di questa espressività occorre spesso notare l’ironia, a volte autoironia, che attutisce o dilata gli effetti violenti e dà efficacia a quelli lirici. Molte sono infatti le immagini e le relative emozioni che ci catturano anche in questa mostra: gli sciami d’insetti, le teste in folla nelle più svariate circostanze (teatri, piazze, sale di conferenze) e poi il bambino dell’autoritratto, il falso profeta, l’oracolo, il maiale che s’incammina (il titolo del foglio è Allegretto o Andante), Adamo, Eva…
Guardiamo per un momento i vari “sciami” o “folle”. C’è sempre qualcosa che li percorre e trascina, sia in forma di chiome liberate che di voci o gesti o semplicemente contiguità di teste e crani. La maestria dell’artista conferisce al segno l’intensità di una corrente d’aria che tutto trascina o vorrebbe travolgere a un destino. Aveva giusto osservato Sabina Leonelli, in un suo scritto, che “le peripezie dello sciame disturbano e attirano tanto nella violenza delle rivolte senza esito quanto nell’ironia della fragile quiete”. Tuttavia, nel rappresentare l’ossessiva incombenza degli sciami, Leonelli evita di ridurre gli uomini a “massa”. Spesso, nel movimento, vengono coinvolte vere e proprie individualità: si notino i tanti occhi e le posture delle teste rispetto all’onda che vuole trascinarle. E qui entrano in gioco non solo l’ironia, ma anche la considerazione che l’artista ha per l’uomo e le sue risorse: chi si guarda alle spalle, chi osserva curioso, chi tenta di sottrarsi - a volte si raddoppiano gli occhi in una sola testa. Le mani divengono spesso protagoniste nelle sue immagini: sappiamo che la gestualità è nel carattere dei popoli mediterranei, soprattutto degli italiani. Ecco il politico che fa del gesto quasi un rito, che sottolinea con le mani la retorica di certe asserzioni, i tentativi di coercizione o d’induzione. Così la bava che gli esce dalla bocca si trasforma talora in una striscia nera: è un accorgimento tecnico, si sa, ma rende evidente l’oscurità che cala sugli ascoltatori.
Il falso profeta (mezzotinto e puntasecca) emana a sua volta una tenebra - oscurità che cattura anche lui - se notiamo che ha gli occhi coperti dai propri capelli sciamanti. Non è mai diversa la sorte di chi predica il vuoto e di chi lo ascolta quando si tratta della ricorrente falsa profezia, poiché la parola non significa solo previsione di un futuro per le folle che lo subiscono, ma anche per chi crede di dominarlo o provocarlo. Si pensi alla sorte di capi di Stato o “rivoluzionari” nei vari momenti della storia. Si è detto spesso che la “rivoluzione mangia i suoi figli”, ma accade anche per i falsi profeti o statisti. È soltanto la parola della grande arte che, come scrive Carlo Marx, “è sempre il termometro del tempo” in quanto riflette la condizione reale dell’uomo nel tempo o, come scrive Laozi, “è scoperta
dell’eterno presente all’interno di ogni storia” aggiungendo che la comprensione vasta e lontana e profonda del non-sapere è il più concreto approccio al fluire incessante delle cose e delle profezie. Il falso profeta, infatti, rimanderà sempre al futuro la realtà che agita davanti agli uomini, sia che parli di patria o teologia, o di qualsiasi altra ideologia - si pensi a “il sole dell’avvenire” e alle “sorti progressive”.
Ne abbiamo già parlato, ma desidero riprendere quest’altro aspetto del “fare” di Leonelli: l’umorismo, lo sguardo sulla cosidetta “serietà umana” reso tanto più evidente dalla “conoscenza e penetrazione dell’anima individuale e sociale che a volte può spingersi sino alla commiserazione” - vedi gli autoritratti.
Sostiamo per un momento davanti a Oracolo (acquaforte e acquatinta lavorata al brunitoio). Un rapace nero incombe in uno spazio di luce - in alto un corpo ovale sospeso a un filo - in basso e a lato un pubblico leggermente delineato che volta le spalle a queste immagini. Perché? Che vuole rappresentare l’ovale pendulo? Una meteora, un uovo destinato a partorire nuove vite? Oppure è solo un orpello? E poi la straordinaria puntasecca Ricordi d’infanzia, ritratto a due anni. Il corpo di un bambino con due volti: l’uno proteso a guardare verso l’esterno pare intento a scoprire e imparare il mondo. Mi fa pensare a Jung quando parla dello “archetipo” nel profondo di ogni uomo, ma anche alla scritta sul tempio di Delfos, ripresa dai latini col “Nosce te ipsum” e a tutta la tradizione culturale che invita l’uomo a “conoscere sé stesso”. Ma perché aggiungere a quel corpo un secondo volto bendato che sembra richiamare l’attenzione del primo o distoglierlo dalla propensione a lasciarsi afferrare dall’esterno? Questa immagine
potrebbe alludere alla necessità che fin dai primi momenti di vita costringe l’uomo a osservare e cercare di capire il mondo, oppure gli occhi bendati potrebbero alludere all’interiorità non ancora pressante, all’esiguità del mondo interiore di un bambino. Proprio quella benda potrebbe dirci che siamo noi uomini a doverci voltare, che la maturità consiste appunto nell’incessante equilibrio tra la conoscenza esteriore e quella interiore e che, se questa regola non viene osservata, il rischio più grande è la pazzia e quello più diffuso è già compreso nel segno degli sciami o nella schiavitù a una ideologia. Le due teste - che sembrano tendere a una sola - dovrebbero almeno confrontarsi nel tentativo di dare al bambino un unico volto. Autoritratto a quarantadue anni (puntasecca). È sicuramente il foglio più carico d’ironia. Anche dalla sua bocca esce lo sciame che, in parte si perde nel vuoto (la chiacchiera?), ma in parte rientra nell’uomo, avvolgendolo. Di che? Della sua stessa arte o del suo dire divenuto consapevole o dell’ascolto interiore che il suo Io chiede a gran voce? Oppure è la coscienza stessa dell’artista che vuole riappropriarsi dello sciame non del tutto inteso?
Vorrei ora soffermarmi su altri tre fogli esposti: due raffigurano Adamo ed Eva, il terzo una figura possente seduta su una sedia in un bosco (Figura nel bosco). Adamo mi sembra un’altra proposta della serie degli autoritratti. Non che ci sia una somiglianza con l’autore, ma io ci leggo uno degli aspetti meno riconosciuti della sua indole: la dolcezza e insieme la capacità di guardare e capire e ancora la condiscendenza di fronte a l’ineluttabile scorrere degli eventi e dei giudizi. Ciò non diminuisce “la sua capacità d’urto” a cui De Micheli fa menzione in altra parte del suo saggio. Adamo è appunto, come dice la traduzione italiana della Genesi, qualcuno che si vede nudo e si nasconde. Non perché abbia paura, aggiungo, ma perché si sente inerme di fronte all’immensa responsabilità. L’immagine di Eva, invece, è possente. Sempre dalla Genesi, “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio dare un aiuto che sia simile a lui”. Si guardi con attenzione questa figura - la sensualità è più marcata nel ventre e nei seni, mentre le gambe sono forti, salde. Da questa immagine prorompe una tale energia che la delicatezza della peluria sessuale riesce appena a ingentilire. “Tu sei bella, amica mia / e in te non c’è nessuna macchia…” (IV Cantico). E infine, l’eccezionale puntasecca Figura nel bosco. Un grosso corpo accasciato su una sedia, un volto stremato che guarda e non guarda. E ciò che vede è inintuibile. Il bosco, magistralmente disegnato, è alle sue spalle.
Mi si scuserà se ho dato tanto spazio al contenuto di alcuni fogli che mi paiono fra i più significativi dell’arte di Leonelli senza accennare all’eccezionale abilità tecnica dell’artista, arricchita dall’esperienza e dalla cultura, ma do per scontata la sua “manualità”.
Scrisse Eugenio Tomiolo, pittore, incisore, poeta e grande amico: “Non basta la tecnica per creare un’opera d’arte, questa può solo renderci liberi alle possibilità della materia e al nostro modo di trattarla”. Sono convinto che, avendo ognuno un suo modo di guardare e d’intendere, o richiamare alla propria conoscenza quanto vede e che, essendo facoltà della vera arte di sollecitare ad ogni persona persino la propria memoria inconscia, qualche riferimento alle intenzioni e ai diversi aspetti di una immagine possano essere utili a tutti, compreso lo scrivente.

PHILIPPE DAVERIO
La crisi c’è…

La crisi c’è… Parlo ovviamente di quella delle arti. Ed è nella sua sostanza semantica. Il XX secolo in un impeto di apparente democrazia aveva dichiarato che tutti gli esseri umani avevano diritto alla stessa dose di talento, il che è equivalso ad abolire il concetto di talento. Le avanguardie avevano sostenuto che ogni linguaggio era accettato, il che fu capito come se ogni linguaggio fosse accettabile, comprensibile, equivalente. La confusione che ne è risultata è tale che oggi si fa effettivamente fatica a capire: ogni manufatto può apparire come un’opera d’arte. Eppure il buon senso continua a farci percepire che fra l’opera d’arte che è un buon piatto di spaghetti con la pummarola in coppa e la Cappella Sistina vi deve essere una differenza accertabile.
Questo è esattamente il punto fermo del dibattito. Tale da far sì che all’arte attuale non s’interessa più nessuno, se non un nucleo militante e sacerdotale di iniziati, alcuni speculatori dai denti aguzzi come il pescecane cantato da Mackie Messer, un pubblico di falene che appare per le inaugurazioni e poi evapora, e infine alcune riviste di settore che stanno tirando l’ultimo respiro per mancanza di contributi pubblicitari.
Grande quindi il disordine sotto i cieli: la situazione è effettivamente eccellente. Nella vasta dimensione d’un mondo delle arti che si sente globale perché accede ad internet e si sposta low cost da una mostra all’altra, da una Biennale a quella successiva, rimangono nicchie di combattenti silenti intenti a proseguire con determinazione un lavoro che in tutto è simile a quello degli amanuensi del IX secolo durante le ultime scorrerie degli ungari e degli arabi. Sono i monaci del sapere, sono i custodi del talento.
Luca Leonelli appartiene a questo sparuto nucleo di resistenti. E sa benissimo che il talento senza sapere è del tutto inutile. Il talento va regolarmente esercitato con la prassi delle tecniche. E anche questo non è sufficiente per rimanere nel nucleo dei sapienti segreti. La scienza del fare non è sufficiente. Lo diceva già Rabelais: science sans conscience n’est que ruine de l’âme. La combinazione esoterica rimane la seguente: talento, abilità tecnica, densità dei contenuti. Roba difficilissima da trovare, a tal punto che al grande pubblico risulta del tutto incomprensibile.
Eppure Leonelli riserva delle sorprese inattese per chi ha l’occhio e la sensibilità privi di quei filtri conformisti che rendono il cervello opaco. Gli ho visto realizzare una serie d’incisioni dove la finezza della puntasecca si combina con la sapienza delle più complesse delle morsure. In dimensioni tali che queste opere spiegano anche allo sprovveduto la maestria dell’artista quando raggiunge i livelli del virtuosismo più complesso. Ho visto ciò che una volta si chiamava il capolavoro, cioè l’opera esemplare. E si combinano queste epifanie con tante altre opere, quelle che con un monitoraggio regolare ho avuto la fortuna di vedere nel lavoro di Leonelli. Passa egli dai percorsi ludici dei giochi di pennello, di penna o di acquarello, praticati come esercizi quotidiani della sua espressione, al pari delle esercitazioni pianistiche di scorrevolezza per chi affronta il palcoscenico, al consolidarsi in opere apicali quando sulla tela grande stende la materia colorata. Offre a chi lo frequenta il libro realizzato in copia unica per chi avrà la pazienza silente di ammirarlo e il dipinto che riassume e consolida il segno in fantasmagorie esistenziali e sopra reali. Apre una strada sconosciuta, offerta a pochi. Pronta agli esercizi della sensibilità di domani.

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M7. L’albero dei ricordi. 2012
Acquaforte e puntasecca.
1090x111 mm.
(foglio 1240x250 mm.)
Tiratura a 21 esemplari.
€ 800

3402346843 — info@ilmercantedistampe.com
esposizione dal 13 al 30 novembre 2012
gli orari di apertura da martedì a sabato: 10,30 - 13 / 14,30 – 19.

LUCA LEONELLI
Autoritratto (a quarantadue anni). 1995 puntasecca
su alluminio – 897x654 mm. (foglio 990x705 mm.)

LUCA LEONELLI, pittore, incisore e  architetto,
è nato a Modena nel 1951.
Per anni si  è dedicato sia alla direzione di uno
studio di architettura (che ora ha lasciato),
sia alla pittura e alle varie tecniche dell’incisione
(acquaforte, puntasecca, vernice molle,
acquatinta,  maniera nera…).
E poi a ogni genere di opere su carta: disegni,
acquerelli e pastelli, molti libri illustrati e libri
a esemplare unico, interamente disegnati.
Fra i temi ricorrenti nelle sue opere: erme, eros
e Thanatos, le relazioni tra gli esseri umani e gli
animali come tra l’uomo e l’ambiente
circostante, gli insetti e i loro sciami, l’individuo
e la folla, l’importanza della classificazione,
gli effetti (conseguenze) del tempo
e dell’esperienza sul corpo e la mente umana come
ha recentemente affrontato negli studi
sulla fisionomia.

hominis

Incisioni disegni acquerelli oli
20 libri unici illustrati con disegni originali.

Catalogo con testi introduttivi
di
FRANCO LOI e PHILIPPE DAVERIO

M11. Voci. 2012 - acquatinta e puntasecca. 490x645 mm.
(600x805 mm.) Tiratura a 10 es. più una prova d’artista. € 1.200

M02. Mormorio pubblico. 2011 - acquaforte e mezzotinto.
320x413 mm.
(500x700 mm.) Tiratura a 8 esemplari. € 1.000

M14. Come acqua sotto i ponti. 2012 – puntasecca. 100x645 mm (210x750 mm.)
Tiratura a 12 esemplari. € 700

U40. Volare insciame è un paradosso. 2012
acquatinta, acquaforte e puntasecca su ottone 450x310 mm. (foglio 615x400 mm.)
Tiratura a 15 esemplari. € 1.000

U38. Oracolo. 2012
acquatinta lavorata al brunitoio e acquaforte.
590x390 mm. (785x535 mm.) Tiratura a 11 esemplari e 4 prove d’artista. € 1.200

M06. Eva. 1995
puntasecca. 985x345 mm.
(1210x550 mm.)
Tiratura a  6 esemplari
più 3 prove d’artista. € 1.400

M08. Adamo. 1995
puntasecca. 995x295 mm.
(995x705 mm.)
Tiratura a 5 esemplari. € 1.000

M12. Ricordi d’infanzia (autoritratto a due anni) 1995 – puntasecca. 657x800 mm. (705x990 mm.)
Tiratura a 5 esemplari a numerazione romana e 6 a numerazione araba. € 1.400

M13. Figura nel bosco. 1995 – puntasecca.  940x642 mm. (foglio 1210x805mm.)
Tiratura a 5 esemplari. € 1.400

D54. Scrittore in gabbietta. 2009
disegno firmato (penna e acquerello su carta)
(foglio 500x650 mm.)  € 1.500

D53. Narciso letterario. 2009
penna e acquerello su carta - titolo a matita
(foglio 650x500 mm.)
Firmato due volte e datato. € 1.500

P50. Storie 2006 - olio e tempera su compensato
firmato e montato su telaio - 150x62 cm.

P48. Il pubblico racconta. 2006 – olio, tempera e matita su compensato,
firmato e montato su telaio – 983x126 cm.

L98. IL PROFETA ISAIA - 1995
Cartella che comprende il testo
di Mario De Micheli qui
sopra esposto, due acquetinte e
quattro acquerelli originali
di Luca Leonelli. I fogli misurano
cm. 56 x 68.
Il testo, composto a mano
con carattere Plantin, è stato
impresso dalla Stamperia Valdonega
di Verona - la tiratura
delle acquetinte, eseguita
a 50 esemplari su carta
Hahnemühle, è stata curata dal
Laboratorio d’Arte
Grafica di Modena - la scatola che
raccoglie la cartella è
impreziosita da una cornice originale
in legno disegnata dall’artista. € 1.800

A SPASSO CON SPINOZA, BRETON E TROTSKY.
Poesie di Arturo Schwarz e diciassette acqueforti di Luca Leonelli.
«Impressioni originali» editore, Milano
2010. In-4°(285x200 mm.)
pp. (2)90(2).Esemplare broché,
numerato e firmato sulla pagina del
colophon dal poeta e dall’artista.
Le acqueforti sono state impresse
sui torchi di Giorgio Upiglio
a 68 esemplari di cui 60
a numerazione araba e 8
a numerazione romana.
Testo composto in carattere
Garamond e stampato presso
la Tipografia Campi.
È stata inoltre impressa su carta
Hahnemühle una suite di tutte le
acqueforti raccolte nel libro: venti
esemplari a grandi margini con timbro
a secco dell’editore, numerati
da I/XX a XX/XX e firmati.
(fogli 405x305 mm.)

ESERCIZI
DI FISIOGNOMICA. 2008
22 incisioni originali di Leonelli.
Acqueforti-puntesecche-acquetinte
Testo di Giorgio Celli.
G. Mazzotta editore, Milano.
Astuccio 475x350 mm.
Tiratura di 29 esemplari di cui
25 a numerazione araba
e 4 a numerazione romana.
I primi cinque esemplari
sono impreziositi da
un disegno originale dell’artista.
I fogli misurano 415x310 mm.
sono numerati e firmati tranne
due: “Prologo” e “Epigono”.
Titolo a matita al verso.
La tiratura delle incisioni
è stata eseguita su torchio a
mano presso il Laboratorio
di Arte Grafica di Modena
su carta Etna appositamente
realizzata per questa edizione
dalla Cartiera di Sicilia.
Testo composto in monotype
con carattere Garamond
e stampato a torchio presso
la tipografia Campi.
Astuccio disegnato dall’artista e
realizzato da Giovanni Còdina
con cartone rigido telato
e skyvertex.
Il candore delle due facciate
è rotto dai violenti profili neri
applicati sulla tela.

A

A PROLOGO
01 il passato remoto
02 il passato imperfetto
03 i giudici
04 i mercanti
05 i consiglieri
06 protagonista
07 raccontastorie
08 avaro
09 cicisbeo
10 pettegolo
11 medusa
12 imprenditore
13 misantropo
14 intellettuale
15 stolto
16 narciso
17 infido
18 indeciso
19 sensibile
20 pubblico
W EPILOGO

20

8

12

17

L78. BALLATA
DELLA GROSSA MARGOT
Primo volume dei Quaderni
“Le Vanità” a cura di Giulia Luppi.
L&L, Modena 1992. (2) 42 (4) pp.
205x290 mm.
Esemplare unico che raccoglie
16 disegni originali
di Leonelli a piena pagina
(inchiostri nero e rosso),
versi di François Villon e un breve scritto di Mario De Micheli titolato
“Gli amanti perversi”.
Testi composti a mano e impress
i dalla Stamperia
Valdonega di Verona.
Legatura in tessuto di lino
e seta moiré con motivi a corona
d’alloro eseguita da Pietro Gozzi.

L74. PLATEA GALLERIA E LOGGIONE.
Modena 2006. Legatura rigida in tela: sulla prima e quarta di copertina
sono state impresse due delle incisioni facenti parte dell’opera
“Esercizi di fisiognomica” (n.6, I consiglieri, n. 13, Imprenditore). 175x300 mm. - 44 pp.
Esemplare unico che raccoglie 25 disegni originali di Luca Leonelli molti
dei quali a doppia pagina (inchiostri nero e rosso). Il frontespizio
e il breve testo a fine volume sono manoscritti dall’artista.

L64. SOGNO STANCO. 2012
Esemplare unico.
Sedici pagine acquarellate su carta a mano e
raccolte in una copertina rivestita con carta
Giappone, titolata a mano e arricchita di un
piccolo disegno ad acquerello dell’artista.
Sulle terzultima e penultima pagina breve
testo manoscritto di Leonelli:
“Sognare è sempre un viaggio avventuroso,
imprevedibile, spiazzante
e sconcertante quando lo ricordiamo,
aperto a tutto ciò che è possibile
ed impossibile, lecito ed illecito,
bramato e respinto oggetto di orgoglio
e deprecazione monocromo e policromo…
che alibi per la libertò d’immagini!
Ogni volta andrebbe ridisegnato
in quella manciata di minuti secondi di
ricordo corrispondenti
a un intervallo di tempo definito
datato e dimenticato.”

L66. APPUNTI RUBATI
AL SOGNO DI KEPLERO. 2011
Esemplare unico.
Otto pagine disegnate ad acquerello su carta Fabriano e raccolte in una copertina in pasta
cellulosa colorata e disegnata dell’artista.
365x265 mm. Sulla prima pagina, a fianco e sotto
il disegno, titolo dell’opera, firma, data e la scritta
“Un omaggio ad Arthur Koestler”. Sulla
penultima, un breve testo manoscritto tracciato
a inchiostro e qui di seguito riportato:
“Aperta la porta Dino Gravina entrò allungandomi
un libro giallo e spesso. “Ciao, tieni”.
Dietro, gli occhi sorridenti di Giorgio Celli
illuminavano la folta barba e i capelli bianchi. Così ho scoperto “The Sleepwalkers” di Arturo Koestler.
Che sorpresa vivere pagina per pagina
nella luce dell’odissea intrapresa da pochi uomini,
per individuare la nostra posizione nell’universo
sconfinato. Che piacere partecipare alla ricerca
scientifica che è anche pura creatività di uomini
come Eraclito, Tolomeo, Copernico, Tycho Brache,
Keplero, Galileo. In particolare Keplero che si fa
amare come fosse uno dei grandi protagonisti
di fantasia della letteratura”.

L55. I FRATELLI GRIMM
NON CONOSCONO PINOCCHIO
MA NE PARLANO. 2012
Esemplare unico.
Quarantotto pagine acquerellate
con colori eclatanti raccontano…
Legatura con copertine rigide in
cartone e sovraccoperta in carta
disegnata e manoscritta dall’artista.
120x260 mm. Il piccolo volume,
come la maggior parte dei libri di
Leonelli, è “muto”, cioè privo di
testo stampato. Sulla terzultima
pagina, un manoscritto dell’artista
di cui riportiamo le prime righe
nella pagina precedente.

L73. FILISTEI. 2007
Esemplare unico. Ventidue pagine illustrate con acquerelli, disegni, collages, scritte, più due bianche e, per ultimo, un breve commento dell’artista tracciato a inchiostro. Legatura in cartone. Sulla prima di copertina, collages originali in cartone rosso e nero. 305x210 mm.

M09. Allegretto. 1996 – acquatinta lavorata al brunitoio e acquaforte – 2 lastre, 3 colori
595x890 mm. (foglio 705x995 mm.) – Tiratura: 5 esemplari a numerazione romana,
più 5 a numerazione araba. € 1.200

L70. IL LIBRO MUTO DI
SCHULZ. 2010
Esemplare unico. Il libro comprende
trentaquattro pagine di cui: tre
bianche, il frontespizio manoscritto,
una con un breve testo di Leonelli,
ventotto interamente disegnate o
acquerellate e la penultima, che chiude
l’opera, con poche righe a inchiostro
rosso. Legatura in tela beige - sulla
prima di copertina è incollato un
acquerello originale che riporta titolo
e autore. 315x210 mm.

“Mi piace immaginare che di fronte a una morte violenta, improvvisa, crudele e assurda come la sua, stando alle notizie verbali che hanno ormai consegnato la figura di Bruno Schulz al mito, la natura umana, cioè il fisico e la capacità di elaborazione del cervello,
abbiano riscattato la ineluttabile realtà del vivere.
Così penso che la morte sia stata preceduta da un periodo di atarassia, sia pur breve, quale quello che viene introdotto artificialmente tramite anestesia prima di una operazione delicata.
Una pausa indolore e incosciente durante la quale immagini prive di una correlazione logica scorrono nella mente e distraggono, proponendo l’illusione di una possibile continuità”.

L67. DOV’È L’ANIMA?
CERCALA. 2011
Esemplare unico che comprende
dodici pagine acquarellate su carta
Fabriano e raccolte in una copertina
in pasta di cellulosa colorata e
titolata dall’artista.
365x265 mm.
Alla fine, un breve manoscritto:
“Cercala, ormai sei grande,
fattene una ragione,
anche tu devi cercare l’anima.
Ognuno la trova in un posto
diverso, personale, soggettivo.
È grossa e picccola, trasparente e
opaca, tonda e spigolosa,
mono-bi-tri-multidimensionale,
profuma, puzza, è inodore,
è monocroma, bicroma, policroma,
incolore, è liscia ruvida,
è glabra rasata pelosa,
è dura tenera soffice e morbida,
la trovi addosso a te e agli altri,
dentro fuori, parlando ascoltando,
dormendo vegliando,
ridendo piangendo, in alto in basso,
sopra sotto, destra sinistra,
avanti dietro, prima o poi.
Sempre e mai”.



L69. HOMINIS. 2010
Esemplare unico che comprende
nove fogli di carta Fabriano
disegnati, acquarellati e raccolti in
una cartella di cartoncino leggero
disegnata ed eseguita dall’artista con
pennello rosso e collages di cartone
nero. 410x305 mm.
Scatola in plexiglass

L83. ANGOLI VIVI
IN ORDINE SPARSO. 2003
3 volumi in-4° (315x210 mm.)
Edizione di 50 esemplari numerati
e firmati sulla pagina del colophon.
I tre libri sono raccolti in una
custodia in legno (essenza di noce).
“Angoli vivi” pp. 34 -
Legatura in tela di lino beige.
Raccoglie dodici acqueforti originali
a piena pagina su carta Hahnemühle.
“In ordine sparso” Cartella rigida
in tela grigia con sei acquetinte originali
su carta Acquerello Arches, numerate,
firmate e una lente di Fresnel.
“Angoli vivi in ordine sparso”
Le copertine sono costituite da un’acquatinta
a colori. pp. 24 Il libro comprende una pagina
introduttiva dell’artista, un testo di Giorgio Celli
e due incisioni originali a colori
impresse su carta Hahnemühle. € 1.600

L61. NON DISTURBARE. 2012 “Leporello”
Esemplare unico
composto da sei fogli di carta Fabriano
disegnati, acquarellati e incollati
ad una singola tela rossa che li riunisce:
l’impatto visivo di queste immagini allineate
è notevole.
Sulla prima di copertina, titolo e firma,
sulla quarta poche righe disegnate.
I fogli misurano 355x510 mm.
L’opera è raccolta in una scatola di plexiglass.
M4. Grande volo. 2003 –puntasecca. 937x645 mm (foglio 1010x700 mm.)
Tiratura a 5 esemplari. € 1.400

L62. PROFETI. 2010
Esemplare unico. Dodici pagine
su carta a mano Etna disegnate
ad acquerello e un breve testo
manoscritto. Legatura in cartoncino
e sovraccoperta in pasta di cellulosa
rosso scuro, giallo e oro ideata e
composta dall’artista.
Sotto l’acquerello dell’ultima pagina
appaiono il titolo dell’opera, firma
e data d’esecuzione. 320x225 mm.

L60. LOGORREA. 2012
Esemplare unico. Dieci disegni a
penna su carta Fabriano. Sull’ultimo
foglio, poche righe manoscritte. Prima
e quarta di copertina interamente
disegnate. 200x500 mm. Scatola in
plexiglass.
“Parlano tutti, quelli protestano
lui brontola, questo declama,
loro confabulano, quello spettegola,
questi si pronunciano …
Io cerco di esprimermi." € 2.500

U46. Profume di fiordiricordi. 2012 - acquaforte
240x118 mm. (foglio 350x220 mm.)
T
iratura a 12 esemplari.  € 300

M10. Falso profeta. 2012 – mezzotinto e puntasecca. 490x380 mm. (foglio 800x605 mm.)
Tiratura a 10 esemplari.  € 1.000

D29. La morte scopre la fanciulla. 1991
disegno firmato (china e acquerello su carta)
foglio 320x230 mm. € 350
D32. Vorrei due fragole rosse… 2000
disegno firmato e datato
(acquerello e inchiostro di china su carta)
foglio 305x230 mm.  € 200
D101. Dove hai la testa? 2010 – disegno firmato (penna) – foglio 320x240 mm.  € 300
D93. Testa con racconto breve. 2009
disegno firmato (penna su carta)
foglio 320x240 mm.  € 300
D94. Testa con angoli. 2009
disegno firmato (penna su carta)
foglio 320x240 mm.  € 300

U47. Umano errare. 2010 acquaforte e acquatinta – tre lastre impresse con inchiostro verde scuro
su un unico foglio che misura 400 x 1080 mm. L’incisione è ripiegata a ventaglio
e raccolta in una busta – le immagini sono commentate con divertenti strofette.
Tiratura di complessivi 21 esemplari su carta Hahnemühle numerati e firmati. € 600